ORTI E ORTOLANI

A far bello il Salento, orti e ortolani.
Il loro lavoro, discreto e silenzioso, fatto di gesti lenti, geometrici e cadenzati, quasi non si nota, sembra cosa marginale. Gli orti, infatti, crescono ai margini delle strade, ai margini dell’economia, ai margini di una generazione.
Crescono e producono frutti nonostante le insidie e l’assedio di cemento, asfalto, ruspe, traffico e veleni.
“Fazzoletti” di terra recuperati fra una strada e l’altra, fra una zona già lottizzata e un’altra, incolta, da lottizzare non appena si insedia una commissione edilizia a favore.
In primavera la terra, lavorata da mani di antica sapienza, diventa grassa, umida, promettente e le giovani piantine, allineate in filari con grande precisione, incoraggiate da poche gocce d’acqua, crescono in poche settimane, si spandono sul terreno, s’arrampicano a sostegni di fortuna, brillano col loro verde nuovo al sole, promettono frutti e maturano ortaggi e legumi già ai primi giorni dell’estate.
Difficile osservare gli ortolani. Sono all’opera nelle primissime ore del mattino oppure all’imbrunire. Quasi sempre solitari, si muovono con mezzi non vistosi, una bicicletta, una motoretta, un’ape.
Sono rispettosi del calendario e il loro lavoro è frutto di attenta programmazione. Sanno accettare la malasorte dell’inclemenza meteorologica, sanno scommettere su nuove piantine, sanno sperare.
Il loro orgoglio lo si può vedere espresso nelle cassette, nei panari in cui espongono le primizie quando è giugno; le maniche di camicia arrotolate, la visiera del berretto un po’ spostata sulla fronte a dare aria a volti accalorati, spazio a sguardi soddisfatti.
Godranno gratuitamente la bontà dei frutti, le tavole di amici e parenti. Altri, più arditi, vendono i loro prodotti…ai margini dei mercati.

Un grazie a WILMA VEDRUCCIO per queste splendite parole!